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sabato 19 dicembre 2015

Come insegnare al cucciolo a non mordervi



Una delle prime cose che un cucciolo deve imparare, quando arriva a casa, è che gli umani non si mordono, e neppure si masticano, per gioco, perché hanno la pelle molto più sottile di quella dei colleghi a quattro zampe.
Il cucciolo non sa che la nostra pelle è più delicata di quella dei suoi fratelli: quando gioca a mordere il cucciolo dosa la forza del suo morso, solo che la dosa in base a ciò che ha imparato dalla mamma e dai fratellini, che si ribellavano e reagivano quando sentivano male. La pelle umana comincia a sentire male a circa un terzo della pressione ma questo, al cucciolo, non l’ha mai detto nessuno.
Come sempre, piuttosto che pretendere che il cane capisca il mio linguaggio, io preferisco parlare il suo. Almeno quando è facile. Quindi, partiamo da qui: avete mai visto due cuccioli che giocano duro? Se sì, possiamo cominciare ad abbinare i vari consigli inutili che vengono dati agli umani masticati a ciò che avviene in una famiglia canina.

COSA NON DOVETE FARE
Consiglio inutile numero 1: tirargli un urlaccio, pensare di ricorrere alla forza fisica, urlagli “NO!”
Tra due cuccioli, se uno si mette ad abbaiare o a mordere davvero forte, l’altro non smette certo di giocare: anzi, raddoppia gli sforzi per battere l’avversario. Il gioco della lotta non è un divertimento fine a se stesso: lottando tra loro o con i genitori, i cuccioli imparano le tecniche di attacco e di difesa che un domani potranno essere loro utili qualora debbano lottare seriamente contro un altro cane o contro un predatore. Quindi, quando un cucciolo si accorge che sta per soccombere, fa tutto il possibile per lottare “di più e meglio”: alle dimostrazioni di forza fisica reagisce, mettendocela tutta. Il concetto è un po’ quello del “quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”. Se poi il cucciolo duro non fosse affatto, ricevere spintoni e botte otterrebbe solo lo scopo di spaventarlo e di fargli pensare che gli umani non sappiano giocare senza diventare cattivi e violenti: un’idea che è decisamente meglio non mettergli in testa. Gli urlacci “BASTA!” o “NO!” durante una lotta per lui equivalgono a ringhi e abbai dell’avversario: in pratica a urla di eccitazione che eccitano pure lui. Non ha importanza che conosca o meno il significato del “NO!”: se glielo urlate mentre è eccitato e su di giri, per lui sarà un suono di guerra come un altro.

Consiglio inutile numero 2: ignorarlo, voltarsi dall’altra parte, non considerarlo, immobilizzarsi. Questo è il metodo consigliato dai seguaci del metodo gentile che lo basano su un concetto corretto (se non dai attenzione a quello che sta facendo, il cane smetterà di farlo), ma quasi sempre insufficiente ad arginare l’ardore di qualcuno che, mordendoti, vuole appunto tutta la tua attenzione. E ha anche voglia di giocare... La reazione più classica del cucciolo al nostro immobilizzarsi è quella di saltarci addosso a piè pari per richiamare quell’attenzione che gli stiamo negando: anche perché lui, appunto, vuol giocare. Non gli passa neppure per la testa che ci siamo arrabbiati con lui perché ci ha morso. Immobilizzarsi, ignorare voltarsi dall’altra parte non è cosa che si possa riportare al comportamento di due cuccioli che fanno la lotta, perché è una cosa che non fanno assolutamente MAI. Lo si può, invece, rapportare al comportamento delle madri che giocano con i cuccioli e che a volte girano la testa dall’altra parte quando loro diventano troppo noiosi. Questo è un segnale di superiorità gerarchica, che però vedo spesso applicare alle richieste di cibo (per esempio, quando i cuccioli spingono il muso contro l’angolo della bocca della mamma), ma rarissimamente durante il gioco. Le mamme, infatti, sanno benissimo che un piccoletto esagitato, se non te lo fili, insisterà fino alla nausea. Le mamme, quando sono stufe di giocare, solitamente si alzano e se ne vanno: e questo sì, si può fare… se siamo in casa nostra, però! Non certo se ci troviamo in mezzo a un parco o nell’area cani cittadina. Mica si può piantare un cucciolo in mezzo a una strada. Per di più l’andar via della mamma, in condizioni di libertà, si traduce quasi sempre nel fatto che il cucciolo, ancora eccitato e voglioso di giocare, va a cercarsi un’altra vittima (solitamente un fratellino) e si sfoga con lei. Così, quando torna la mamma, la “matteria” gli è ormai passata. Se noi facciamo la stessa cosa in casa nostra, il cucciolo non avrà nessun altro con cui sfogarsi e, quindi, al nostro riapparire, le cose torneranno al punto di partenza: “Ohhhh! Finalmente sei tornato! Ora possiamo giocare!”
Che cosa fare allora?
È molto semplice: basta guardare cosa fa in realtà un cucciolo quando, giocando con un fratellino, sente male e vuole dirgli che sta esagerando. E cos’è che fa? Piange. Fa “CAIN!”. E l’altro, rendendosi conto di aver stretto troppo, sospende la lotta o morde più “gentilmente”. Da ciò deriva il…
Consiglio utile numero 1: fare CAIN!
O al massimo AHI, se proprio vi mette in imbarazzo emettere versi canini. L’importante è che si tratti di un suono breve e molto acuto, il più possibile simile a quello che emettono appunto i cuccioli quando sentono male. Il CAIN, se fatto in modo convincente, funziona sempre: o il cucciolo capisce e comincia a stringere meno forte oppure si ferma perplesso a guardarci.
L’importante è che, appena si stacca da noi, venga immediatamente premiato con un “bravo” e un bocconcino o con click-bocconcino, se usate il clicker. Perché premiare? Un po’ perché così si rinforza nel cucciolo l’idea che abbia fatto bene a mollare, un po’ perché dobbiamo pur mantenere un minimo di leadership e fargli capire che siamo noi a gestire sia il gioco sia le risorse. CAIN e premio, però, sono due cose diverse: il CAIN serve a dirgli “ehi, mi stai facendo male”; il premio serve a dirgli “durante questo gioco ti sto insegnando qualcosa” (nella fattispecie, ti sto insegnando fino a che punto puoi spingerti giocando con gli umani). Fare CAIN, però, non è sempre sufficiente: diciamo che è molto utile nell’emergenza, per far smettere al cane di masticarci come un chewing-gum, ma che va accompagnato anche dal…

Consiglio utile numero 2: insegnare il LASCIA.
Siccome prima di lasciare bisogna prendere, questo comando si può insegnare solo quando il cucciolo ha qualcosa in bocca: è caldamente consigliabile che questo qualcosa sia una pallina, un manicotto o uno straccio, e NON il nostro braccio o la nostra mano. Quindi, giochiamo spesso al tiramolla con il nostro cucciolo e spieghiamogli cosa significa LASCIA con uno dei mille metodi disponibili.

Ne cito alcuni a caso:
a) quello delle due palline (servono quelle con la corda dentro, altrimenti il cane afferra palla e mano): si fa tira-e-molla con una, poi ci si immobilizza, si dà il LASCIA e si fa muovere la seconda pallina: il cucciolo mollerà la prima, che non è più interessante perché non sta più facendo niente e focalizzerà l’attenzione sulla seconda. Appena lascia, verrà premiato;

b) quello del bocconcino: come sopra, ma invece di far muovere una seconda pallina si mostra un bocconcino. Funziona meglio con i cani molto golosi;
c) quello del “cane cieco”: quando il cucciolo è tutto preso dal gioco di trazione si smette di tirare dall’altra parte, si dice dolcemente LASCIA e contemporaneamente gli si mette una mano sugli occhi, come se gli stessimo facendo una carezza, ma impedendogli in pratica di vedere. Alcuni cuccioli se ne infischiano altamente e continuano a tirare come dannati (con loro è meglio cambiare metodo), ma molti altri mollano subito la presa per spostare la testa e vedere che succede. Se il cane reagisce così va immediatamente premiato.
Di metodi ce ne sono altri mille, ma il concetto è sempre quello: il cucciolo deve conoscere il significato di LASCIA e deve impararlo durante giochi che non vedano implicate parti di corpo umano. Quando conosce il significato del termine, gli si potrà dire LASCIA ogni volta che vogliamo che smetta di morderci.
Valeria Rossi

IL CONTROLLO DEL MORSO di Rossella Di Palma
I testi anglosassoni parlano di bite inhibition e alcuni cinofili nostrani pensano che, con quelle parole, l'autore si stia riferendo all'inibizione totale del morso. Non è così, la traduzione più corretta sarebbe quella di controllo del morso, ovvero del rendere il cane capace di comprendere se mordere, come mordere, quando smettere di mordo, eccetera. Siccome le cause che scatenano il morso inducono reazioni rapidissime, l'inibizione a mordere deve diventare qualcosa che si innesca in automatico, in maniera assolutamente istintiva.
I cuccioli che stanno fino a tre mesi o più con la madre e i fratelli apprendono in maniera naturale e immediata a controllare il morso, imparandolo dai propri simili. Se il cucciolo viene adottato a 60 giorni occorre un poco più di impegno da parte nostra. Il lavoro sull'inibizione al morso deve svolgersi su due binari paralleli, il primo riguarda il controllo del morso nei confronti degli altri cani, il secondo nei confronti degli esseri umani. Il lavoro con gli altri cani trova la sua localizzazione ideale nelle puppy class (i corsi cucciolo), dove il cucciolo continua a interagire con i suoi simili così come era abituato a fare con i fratelli. Le puppy class sono importanti per tutte le razze specie in quelle tendenzialmente più rissose e andrebbero iniziate il prima possibile, compatibilmente con i protocolli vaccinali: ricordiamoci che certi cani di piccola taglia e media a sei mesi sono già adolescenti!
Il lavoro con le persone va svolto a casa quotidianamente, insegnando al cucciolo a controllare la forza del morso, come spiega Valeria Rossi nel suo articolo. Se non ve la sentite di fare tutto da soli, potete chiedere aiuto ad un educatore. È importante che il vostro cucciolo impari a controllare il morso, questo può tornare utile in situazioni particolari in cui il cane potrebbe essere indotto a mordere a causa di dolore o paura come può accadere da veterinario, dal toelettatore o a causa di un banale incidente domestico. La capacità di gestire la propria dentatura è un elemento positivo nei cani da caccia e da riporto nei quali una “bocca morbida” è particolarmente apprezzata.

Insegnare al cane il comando Gira


La lezione/gioco di oggi come avrete intuito dal titolo è come insegnare al cane il comando GIRA, ossia rotolare su se stesso. Anche questo come il BANG non è un comando fondamentale per l'addestramento del cane, ma serve per rafforzare il rapporto tra voi ed il vostro cane attraverso questi momenti educativi e di divertimento.

Il comando consiste nel far "rotolare" su stesso il cane e se già siete riusciti ad insegnargli il BANG siete a metà dell'opera! Proprio in merito a questo però c'è un consiglio importante, evitate di usare sempre il BANG come comando intermedio per arrivare al GIRA. Questo perché se gli farete sempre eseguire il GIRA dopo il BANG, potrebbe associarlo in automatico e di conseguenza eseguire direttamente entrambi anche se gli chiedete solo di fare il BANG.
Ho fatto un "GIRA" di parole, ma spero di aver reso l'idea

Anche per questo esercizio come per il BANG è bene associare, oltre al comando vocale, un gesto con la mano che possa aiutare il nostro cane a capire meglio cosa gli stiamo chiedendo. Io ad esempio faccio un movimento circolare con la mano per simulare quello che gli sto chiedendo di eseguire (1).
A questo punto direi che siamo pronti per iniziare, quindi mettiamo il cane sul TERRA e accovacciamoci di fronte a lui in modo da poterlo aiutare qualora non riuscisse ad eseguire da solo il comando (2).




Con la solita tecnica stringiamo nel pugno un biscotto e avviciniamolo al cane in modo che riesca ad annusarlo (3) e di conseguenza a seguirlo nel momento in cui lo sposteremo. 
Adesso con la mano sinistra (quella che tiene il biscotto) spostiamoci lentamente verso l'esterno facendo dei movimenti circolari (4). 

Il cane dovrebbe seguire con il muso la nostra mano sbilanciandosi da un lato, a questo punto con la mano destra aiutiamolo e facciamolo girare su se stesso (5) pronunciando il comando GIRA.
Non appena avrà effettuato la rotazione ripetiamo il comando e premiamolo.
Ripetiamo questo esercizio più volte fino a quando ci rendiamo conto che è in grado di eseguirlo da solo e non è più necessario che lo aiutiamo noi a ruotare con la mano destra.



Giunti a questo punto possiamo provare a farlo senza doverci accovacciare, ma semplicemente pronunciando il comando e facendo il gesto del GIRA con la mano (6).

Come insegnare al cane a non abbaiare


Abbaiare e un comportamento normale per un cane, uno dei tanti modi con cui e in grado di comunicare. Ma cosa fare quando un animale si mette ad abbaiare senza tregua disturbando i vicini?
Ecco alcune soluzioni.



Perchè il cane abbaia?
Il primo passo verso la conquista dell’agognata tranquillità è capire che la maggior parte dei cani abbaia per motivi ben precisi. Alcuni di questi sono:
  • Mancanza di compagnia. Se un cane viene lasciato solo per lunghi periodi senza nessuno che lo sorvegli, probabilmente comincerà ad abbaiare per ansia o per tristezza e perché teme che il proprietario non torni più. (Sarai costretto a lasciare il cane da solo per gran parte della giornata? Ricorda che alcune razze sono più adattabili di altre in questo senso).
  • Desiderio di attenzione. Un problema con cui molti proprietari dal cuore troppo tenero devono prima o poi fare i conti: è possibile che il cane abbai troppo perché richiede la tua attenzione e perché gli hai instillato questo comportamento senza volerlo. Un “bau” e gli apri la porta per farlo uscire. Un altro “bau” e la riapri per farlo entrare. Un “bau” educato e gli dai un biscottino. Un “bau” da invasato per avvisarti che c’è qualcuno poco raccomandabile in giro, e gli dici “bravo”. Poi non la smette più e lì scatta il rimprovero…
  • Maledetta noia. Non è infrequente che l’inattività di un cane, costretto a reprimere la propria energia, possa sfociare in latrati di frustrazione. Un cane felice e a cui viene data la possibilità di sfogarsi con l’esercizio fisico più probabilmente si metterà a dormire una volta lasciato solo.

Come farlo smettere?
  • Datti una mossa! Se il cane passa la maggior parte del tempo in giardino o in casa, probabilmente ha bisogno di sfogarsi con un po’ più di esercizio. Anche se hai una casa con un bel giardino, a un cane non basta gironzolare qua e là, ma ha bisogno di spazi più ampi e di interazione.
  • Amore è… Quando sei a casa, lascia che il cane passi un po’ di tempo con te. E’ importante per lui sentirsi amato ed essere considerato uno della famiglia. Consolida il vostro rapporto con il gioco e il divertimento.
  • L’amicizia è necessaria alla vita. I cani sono animali sociali. Ogni giorno o magari una volta alla settimana porta il cane nello stesso parco e lascia che faccia amicizia con gli altri cani. Scatenandosi in compagnia si stancherà facilmente e a casa dormirà come un ghiro.

Altre strategie
Se, dopo avere provato alcuni di questi deterrenti, l’animale insiste ad abbaiare fino a sgolarsi, sarà forse opportuno adottare una strategia di addestramento più seria come la seguente:
  • Innanzitutto, insegna al cane che abbaiare va bene fino a quando non gli dici “Zitto”. Ogni volta che il cane comincia ad abbaiare, intimagli il silenzio dicendo “Zitto” e agitandogli al tempo stesso un biscotto davanti al muso. La maggior parte dei cani tacerà immediatamente, perché è impossibile odorare e leccare il biscotto e abbaiare al tempo stesso.
  • Nel momento in cui il cane si zittisce, lodalo, accarezzalo e incoraggialo.
  • Dopo tre secondi di silenzio, dagli la ricompensa. Man mano che l’addestramento va avanti, aumenta il periodo di silenzio richiesto prima di ricompensarlo con il cibo.
Se il cane commette un errore riprendendo ad abbaiare, rimproveralo immediatamente. Non colpire mai il cane, piuttosto fa’ qualcosa che catturi la sua attenzione, come battere forte le mani.
Ci vorrà tanta pratica e tanta pazienza, ma se tieni duro con l’addestramento vedrai emergere nuovi tratti nel suo comportamento. Invece di mettersi ad abbaiare senza sosta per un nonnulla, il cane comincerà ad abbaiare per un giusto motivo e per una durata ragionevole.

giovedì 17 dicembre 2015

Gli animali domestici più strani del mondo


Il migliore amico dell'uomo non è per forza il cane. Almeno nei numeri. Secondo le stime di Eurispes nelle case degli italiani abitano oltre 44 milioni di animali domestici e di questi solo 6,9 milioni sono cani. Fido è infatti messo in minoranza dai pesci d'acquario (15 milioni), uccelli (12 milioni) e gatti (7,5 milioni). Nell'analisi dell'Istituto di statistica figurano inoltre 1,4 milioni di non meglio specificati "altri animali"...


Lemure


Con la loro coda ad anelli, l'andatura eretta e lo sguardo vigile, i lemuri sono tra gli animali più divertenti del Pianeta. Il loro nome deriva dal latino lemures, "spiriti della notte", poiché la maggior parte di questi primati possiede grandi occhi dall'aspetto spiritato ed emette versi simili a gemiti sofferenti. Vivono in grandi branchi nel Madagascar e le femmine hanno una posizione gerarchica superiore, che mantengono con atteggiamenti aggressivi.


ASHERA

Un maestoso esemplare di Ashera, un ibrido felino ipoallergenico creato in laboratorio e commercializzto dalla società americana di biotecnologie Lifestyle Pets. 
Ottenuto dall'incrocio del gatto domestico con alcune varietà di gatto selvatico tra cui il gatto del Bengala e il Serval, questo gattone simile a un leopardo può arrivare a pesare 15 kg.
L'aspetto imponente non deve trarre in inganno: secondo i suoi creatori  l'Ashera sa  essere docile e affettuoso come un micetto. 
Il costo? Circa 20.000 euro. E può essere prenotato online.





Viaggiare con animali domestici




È possibile trasportare cani e gatti di piccola taglia in classe Economy sulla maggior parte dei voli KLM e, in Business Class, sulla maggior parte dei voli KLM all’interno dell’Europa: 
  • In un trasportino per animali adeguato, con dimensioni massime 46 (lunghezza) x 28 (larghezza) x 24 (altezza) cm, oppure in una gabbia rigida, con dimensioni massime 46 (lunghezza) x 28 (larghezza) x 20 (altezza) cm. Il suo animale deve potersi alzare e sdraiare agevolmente.
  • Il peso complessivo di animale + borsa da viaggio o trasportino deve essere al massimo di 8 kg (18 lb).
  • Il trasportino deve essere collocato sotto al sedile davanti al suo. Non è consentito far uscire l'animale dal trasportino o dalla borsa da viaggio per animali. 
    Si assicuri di prenotare telefonicamente o tramite la sezione IL MIO VIAGGIO con almeno 48 ore di anticipo. Attenzione: abbiamo spazio soltanto per un numero limitato di trasportini in cabina. Non è possibile prenotare un posto a sedere nella zona Economy Comfort, se viaggia con il suo animale in cabina. Purtroppo sui voli intercontinentali di KLM non è consentito il trasporto di animali domestici nella cabina della Business Class, in quanto lo spazio sotto al sedile non è sufficiente. 

    Animali come bagaglio in stiva

Il suo gatto o cane può viaggiare come bagaglio in stiva in un’area ventilata dell’aeromobile: 
  • In un trasportino conforme ai regolamenti IATA, per esempio di marca “Sky” e “Vari”. Di seguito è riportata la normativa di riferimento relativa al trasportino per il suo animale.
  • Il peso totale di animale e trasportino deve essere al massimo di 75 kg (165 lb).
  • Su tutti i voli KLM (e sui voli KLM Cityhopper di durata inferiore a 2 ore). Ogni anno, dal 1° novembre al 31 marzo, non è possibile trasportare gli animali nella stiva dei nostri aeromobili Fokker, in quanto quest’ultima non può essere riscaldata.
Si assicuri di prenotare telefonicamente o mediante IL MIO VIAGGIO con almeno 48 ore di anticipo. Attenzione: ciascun passeggero può trasportare sino a 3 animali, ma abbiamo spazio soltanto per un numero limitato di trasportini all’interno della stiva.
Gli animali dal naso camuso quali carlini, boxer, bulldog, pechinesi e gatti persiani possono avere problemi a respirare durante il volo, a causa delle alte temperature e della pressione. Per assicurare il loro benessere, gli animali dal naso camuso, nella maggior parte dei casi, potranno essere trasportati esclusivamente in cabina o come cargo. Purtroppo non trasportiamo neppure bulldog inglesi e francesi, Boston Terrier e carlini né in stiva né come cargo.

mercoledì 16 dicembre 2015

ANATRA



Anatra (o anitra, dal latino anas) è il nome comune di un notevole numero di uccelli anseriformi, generalmente migratori, appartenenti alla famiglia degli Anatidi.
Si tratta di una definizione priva di valore sistematico, in quanto raggruppa specie appartenenti a svariati generi e sottofamiglie diverse; in linea generale il termine anatra si applica alle specie di Anseriformi di dimensioni inferiori e con spiccato dimorfismo sessuale, in contrapposizione ad oca che definisce al contrario specie di grande mole e prive di dimorfismo.
COLOMBI



Columbidi (Columbidae Illiger1811) sono una famiglia di uccelli che comprende oltre 300 specie. È l'unica famiglia dell'ordineColumbiformes.

Le specie della famiglia Columbidae sono caratterizzate da un tronco massiccio con una testa piccola, un becco corto e rigonfio e zampe corte con quattro dita. Le ali, grandi e robuste, li rendono particolarmente adatti al volo.

Le dimensioni delle varie specie variano considerevolmente: si va dai gura della Nuova Guinea, che raggiungono le dimensioni di un tacchino, alle tortorine, che sono poco più grandi di un passero; il primato della specie più corta spetta alla colomba frugivora nana (Ptilinopus nainus), che misura appena 13 cm di lunghezza.

Il piumaggio, soffice e folto, è anch'esso molto variabile: alcune specie hanno una colorazione monocromatica e poco appariscente, mentre altre, in particolare le colombe frugivore del genere Ptilinopus e i piccioni dei genere Treron e Alectroenas, sfoggiano livree multicolori molto vistose.
CANARINO


Il canarino (Serinus canaria (Linnaeus1758)) è un piccolo uccello da canto che è membro della famiglia dei Fringillidi.

ARA




Ara Lacépède1799 è un genere di uccelli della famiglia Psittacidae diffuso nell'ecozona neotropicale.
Sono pappagalli molto grandi dotati di lunghe code, di ali lunghe e strette e di un piumaggio dai colori vivaci. Presentano tutte una caratteristica zona di pelle nuda attorno agli occhi. I maschi e le femmine hanno piumaggi simili. Molte di queste specie sono animali da compagnia molto popolari e proprio per questo motivo alcune di esse sono divenute piuttosto rare in natura.

CACATUA



I Cacatuidi (Cacatuidae G.R.Gray1840) sono una famiglia di uccelli appartenenti all'ordine Psittaciformes.
Il nome cacatua deriva dal nome malese di questi uccelli, kaka(k)tua (forma composta di kaka, "pappagallo", + tuwah, o "sorella più vecchia", dalle parole kakak, "sorella", + tua, "vecchia").
COCORITA



Il parrocchetto ondulato (Melopsittacus undulatus (Shaw, 1805)) è un uccello appartenente alla famiglia degli Psittacidi. È l'unicaspecie del genere Melopsittacus.[2] La specie è conosciuta anche con il nome di parrocchetto australiano, ondulato di colore o più comunemente "cocorita".

martedì 15 dicembre 2015

SCIMMIA



Simiiformes è un infraordine di Primati del sottordine degli Haplorrhini, comprendente le scimmie, sia quelle del Nuovo Mondo che quelle del Vecchio Mondo (fra cui l'uomo).

Le prime scimmie propriamente cominciarono a differenziarsi circa 40 milioni di anni fa, quando le platirrine si staccarono dallecatarrine, andando a colonizzare le Americhe ed evolvendo caratteri comuni come la coda prensile o il muso piatto. 25 milioni di anni fa, invece, avvenne la differenziazione delle scimmie antropomorfe (Hominoidea) in seno alle catarrine.

L'infraordine è così organizzato:
Simiiformes (279 specie)

SUINO



Il suino (Sus scrofa domesticus L.), chiamato comunemente maiale o porco è un suide addomesticato appartenente ai Mammiferidell'ordine Artiodattili Suiformi. Il maschio fertile (non castrato) si chiama verro e la femmina scrofa, mentre i cuccioli sono dettilattonzoli o anche verretti se di sesso maschile e scrofette se di sesso femminile.

È uno degli animali da macello più diffusi e più utilizzati dall'uomo, anche in ragione dell'ampia gamma di sottoprodotti derivati, che vanno da articolatissime specifiche lavorazioni delle sue carni, allo sfruttamento delle setole (secondo un antico adagio, del resto, «del maiale non si butta via niente»). Il maiale domestico e il selvatico cinghiale appartengono entrambi a un'unica specie, essendo interfecondi.

Il termine "maiale" deriva dal latino majalem ("porco castrato"), così chiamato poiché era spesso utilizzato come sacrificio a Maia, madre di Mercurio. È anche possibile che il termine abbia un legame con la radice indoeuropea mad- che ha in sé il senso di "esser quieto", "tranquillo".